LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 25

 

16 aprile 2017 – domenica di Pasqua

Ciclo liturgico: anno A

 

Cristo, nostra Pasqua, è immolato:

facciamo festa nel Signore.

 

Vangelo della Messa della notte:      Mt 28,1-10

 

 

O Dio, che illumini questa santissima notte con la gloria della risurrezione del Signore, ravviva nella tua famiglia lo spirito di adozione, perché tutti i tuoi figli, rinnovati nel corpo e nell’anima, siano sempre fedeli al tuo servizio.  


  1. Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.
  2. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.
  3. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve.
  4. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.
  5. L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso.
  6. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto.
  7. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto”.
  8. Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.
  9. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono.
  10. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”.

Spunti per la riflessione

Rolling stones

È la festa delle pietre rotolanti.

Dei macigni che ingombrano il cuore, che intossicano la vita, che impediscono la luce.

Dei massi che pensiamo possano fermare Dio, tombarlo, annientarlo, sopprimerlo, zittirlo, svilirlo.

E che, così, per ridere, di colpo, precipitano e si sbriciolano.

Così pensavano di fare i nemici del Nazareno. Quelli che lo ritenevano eccessivo.

Poco religioso e zelante, poco osservante delle norme, poco rispettoso delle autorità.

E allora, da vigliacchi, in fretta, di nascosto, lo hanno fatto fuori.

Disperdendo i suoi pavidi e attoniti discepoli.

Chiusa la vicenda Gesù falso profeta.

Alla vigilia di una grande festa, così da passare inosservata.

E, eccesso di prudenza, per evitare le mosse inattese dei soliti fanatici, fanno vegliare la tomba da soldati annoiati e armati.

Vegliare un cadavere per evitare che un manipolo di pecorai e pescatori lo rubi, sai che pericolo.

E invece.

 

Non è qui

Stanotte, a chi ha avuto la gioia di partecipare alla più importante delle veglie di preghiera cristiane, nel vangelo di Matteo un angelo impudente ha detto alle donne affrante di smettere di cercare il crocefisso.

Loro erano tutte pronte, dopo la lunga notte insonne, e volevano, ultimo gesto di femminile e squisita attenzione, ripulire quel corpo squarciato, sepolto frettolosamente.

Come facciamo noi che pensiamo di rendere onore a Dio imbalsamandolo.

Che crediamo di renderlo felice costruendogli monumenti, non diventando testimoni.

Pronti a versare chili di profumo e di unguenti mielosi.

Ma non a convertirci.

Noi che abbiamo indossato la maschera del penitente e dell’affranto ai piedi della croce.

E invece, Dio non c’è.

Nessun crocefisso.

Nessun cadavere su cui piangere.

Sparito, svanito, partito, andato.

Se Dio, per noi, è una buonanima da venerare, ammonisce l’angelo, abbiamo clamorosamente sbagliato indirizzo. Non è qui.

Sarà questa la ragione per cui stentiamo a incontrare Dio? Perché continuiamo a bussare alla porta di un sepolcro?

 

Rolling stones

Le donne salendo al sepolcro sono preoccupate.

Una grande pietra le separa dal corpo del Maestro.

Chi sposterà la pietra?

Preoccupazione legittima. Ma inutile.

Quale pietra ha sepolto la nostra fede? Quale tiene lontano Dio dalla nostra vita?

Quale ci impedisce di essere veramente felici?

Viviamo accampando scuse, ponendo condizioni alla nostra felicità.

Se fossi, se avessi, se potessi…

Non è vero. Se non sono felice qui e ora non potrò mai essere felice.

E le ferite, i dubbi, gli squarci del passato, la pietra tombale che non riusciamo a togliere Dio la scaraventa per aria.

Gettando a gambe all’aria anche i poveri soldati che pensavano di ingabbiare Dio.

Anch’io

Voglio esserci, ancora e ancora Signore.

Nel cuore vibra l’attesa per questo giorno, per quella Pasqua ultima che attende la Storia e la mia storia.

La mia pietra è stata ribaltata, finalmente. E tu ancora mi dici di non toccarti, di non bloccarti.

Altre pietre sono da scardinare. Una per ogni cuore.

La tua missione di ribaltatore di pietre non finirà mai.

A me chiedi di correre al sepolcro, come Pietro e Giovanni.

Di vedere le bende, di vedere i tanti segni.

E di trarne le conseguenze.

A me chiedi di vivere da risorto, perché risorto con Cristo.

Di cercare le cose lassù, cioè quelle dell’anima, quelle dentro, quelle vere, quelle assolute.

Quest’anno, dopo secoli, il mausoleo che custodisce quel che resta della tua tomba, nei millenni meta di pellegrinaggi ma anche vituperata da chi ti odiava, è stato finalmente restaurato, dopo secoli di incuria e di mancato accordo fra i cristiani.

Non è un bel monumento. Anzi, è piuttosto bruttino, un pesante neobarocco zarista ottocentesco. E custodisce quel che resta di una tomba scavata nella roccia.

Qualche metro di roccia calcarea foderati da preziosi marmi.

Stupisce e fa sorridere che milioni di uomini e donne, nella storia, abbiamo percorso migliaia di chilometri, in altre epoche rischiando pure la vita, per vedere una tomba vuota.

Non il mausoleo di Lenin. O la tomba di Elvis Presley.

Nessun corpo è custodito fra quelle mura.

Inutile cercarlo fra i morti.

 

Lode a te Dio vincitore.

 

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L’Autore

 

Paolo Curtaz

 

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Esegesi biblica

 

Il confronto tra i quattro racconti evangelici della risurrezione può suscitare nel lettore molta perplessità. Tra le quattro narrazioni sussistono, infatti, numerose discordanze. Soltanto Matteo, ad esempio, ricorda l’episodio delle guardie poste a custodia della tomba. Luca colloca le apparizioni del Risorto in Giudea, Matteo in Galilea. Matteo e Marco parlano di un angelo, Luca e Giovanni di due. Giovanni, poi, segue uno schema completamente suo.

È chiaro che gli evangelisti si sono permessi nei riguardi degli eventi pasquali molta più libertà che nei racconti della passione. Sono evidentemente interessati al significato teologico degli eventi. Bisogna dunque leggere questi racconti nella loro ottica, non nella nostra. Questo non impoverisce la realtà degli eventi, ma l’arricchisce.

La storicità non viene dissolta, al contrario viene approfondita, cogliendo i fatti nel loro significato salvifico, non solo nel loro accadimento.

Osservando il Nuovo Testamento si scopre che il tema della risurrezione è presente dovunque, in una grande varietà di forme: predicazione, catechesi, liturgia, racconti. Ciò dimostra che la fede nella risurrezione penetrava tutte le manifestazioni della vita della Chiesa. E questo è facilmente comprensibile: è infatti a partire dalla risurrezione che la Chiesa comprende il Cristo e se stessa.

I racconti evangelici sono tra loro molto diversi. Gli evangelisti si sono permessi molta più libertà che nei confronti della passione. Sono molto più attenti agli aspetti teologici dell’avvenimento, anche se tutti ne affermano, energicamente, la realtà e la concretezza, diciamo la storicità.

Gli interessi degli evangelisti – pur nel rispetto dell’originalità di ciascuno – sembrano ricondursi a due: un interesse apologetico, cioè l’esaltazione della fede nella risurrezione come un fatto reale, e un interesse teologico (la risurrezione è un fatto di salvezza per noi). All’interno di questa duplice prospettiva, dobbiamo cogliere l’originalità di Matteo.

 

L’APPARIZIONE DI GESÙ ALLE DONNE  (28, 1-10) 

Per Matteo la risurrezione di Gesù fu un avvenimento strettamente soprannaturale: non fu veduto né poteva essere visto da nessuno. Matteo è quello che ha dato a questa scena un maggior numero di particolari. A prima vista egli ci dà l’impressione che le donne siano state testimoni oculari dell’avvenimento. Esse si dirigono al sepolcro di buon mattino, ma non per ungere o imbalsamare il corpo di Gesù, come dicono Marco e Luca, ma per “visitarlo”. Matteo, infatti, ha già dato notizia delle guardie poste a custodia del sepolcro che impedivano a chiunque l’accesso, quindi le donne non potevano entrare nella tomba per ungere il corpo di Gesù.

Matteo non si limita a descrivere, come invece Marco, la pietra ribaltata, ma dice che ci fu “un gran terremoto”, e che un angelo del Signore “dall’aspetto della folgore e in vesti bianche” discese dal cielo. Sono elementi simbolici, derivati dalle teofanie apocalittiche, in particolare da Daniele (7,9 e 10,6.8-9). Sono tutti motivi che si collegano ai temi della manifestazione di Dio e del giudizio. Con questi tratti Matteo ci offre un codice di lettura e ci apre il senso della risurrezione stessa: è il gesto escatologico (finale) di salvezza che impegna gli uomini in una risposta di fede.

L’angelo non si limita ad affermare che il Cristo è risorto, ma attira l’attenzione sulla croce: la risurrezione è la vittoria della croce, ne svela il senso positivo e salvifico.

La via dell’amore percorsa con ostinazione da Gesù non è dunque vana: contrariamente al giudizio degli uomini, essa è la via che porta alla vita e costruisce il mondo nuovo. Il giudizio di Dio è diverso da quello degli uomini.

Nello stesso racconto Matteo include anche l’apparizione del Risorto alle donne. Gesù le saluta con un invito alla gioia. Esse cadono in ginocchio davanti al Signore, in atteggiamento di adorazione, e ricevono da lui la missione di dare la notizia ai suoi discepoli , che chiama “suoi fratelli”, come in altre occasioni (12,49; 25,40).